Europa 2030-2050: Green Deal

Le elezioni europee 2019 che hanno portato al rinnovo del Parlamento Europeo (PE), della Commissione Europea (CE) e casualmente anche al rinnovo del Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), oltre ovviamente al nuovo Presidente del Consiglio Europeo (CE), stanno facendo emergere una situazione straordinaria che, almeno, nei prossimi 18 mesi porteranno parecchie novità.

Senza dimenticare che quest’anno si esauriscono due importanti momenti di modalità di lavoro dell’UE: il bilancio dei sette anni cosiddetto Multi Financial Framework (Quadro di finanziamento pluriennale) così come la strategia decennale. Infatti, con il 2020 termina EUROPA2020 e si avviano il nuovo piano finanziario 2021-2027 e la nuova strategia EUROPA2030. 

La nuova Commissione e la nuova Presidente Ursula Von Der Leyen hanno già presentato il nuovo programma di governo e la nuova Strategia 2030: Green Deal.

Tuttavia, cosa ancora più importante, questa probabilmente è la Commissione più autorevole della storia. Infatti, sono presenti un primo ministro, ben 18 ministri, 6 ex Parlamentari europei, 1 parlamentare nazionale ed un ambasciatore presso l’UE. Inoltre, 7 commissari confermati. 11 commissari donne e 17 uomini. Soprattutto i prossimi due semestri saranno presieduti rispettivamente della Germania e della Francia, quindi ci sarà sicuramente un forte impulso all’azione. Tanto che la Germania ha già definito il proprio semestre come: Make Europe Great Again (MEGA). Senza dimenticare le risorse aggiuntive portate dal piano per superare la crisi del COVID-19. A questo aspetto magari si dedicherà un altro contributo.

Il piano di Governo della Presidente punta sui più aspetti da rafforzare: il Green Deal, un’economia che supporta tutti, un Europa digitale, la protezione dello stile di vita europeo, un’Europa più forte nel mondo ed infine una nuova spinta per la democrazia Europea.

Il piano del Green Deal parte dal presupposto che si debba trasformare l’economia dell’UE per un futuro sostenibile, integrare la sostenibilità in tutte le politiche dell’UE, agire a livello globale come leader ed infine un patto europeo per il clima per agire. In particolare, il piano per il Green Deal parte dal presupposto di “trasformare una sfida pressante in un’opportunità unica”

Si tratta di una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse. 

L’UE si impegna a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Allo stesso tempo, tale transizione deve essere giusta e inclusiva. Deve mettere al primo posto le persone e tributare particolare attenzione alle regioni, alle industrie e ai lavoratori che dovranno affrontare i problemi maggiori. Poiché la transizione determinerà cambiamenti sostanziali. In altri termini costi. Questo significa che alcuni settorri e parte della popolazione europea pagheranno con la perdita del lavoro o la riduzione del reddito mentre altri ne trarranno vantaggio. Per questo sarà importante, cercare di porre in essere meccanismi di redistribuzione.

Senza dimenticare che l’UE può fare leva sui suoi punti di forza in quanto leader mondiale nelle misure per il clima e l’ambiente, la protezione dei consumatori e i diritti dei lavoratori.

Infatti, si deve tenere conto che tra il 1990 e il 2018 l’UE ha ridotto del 23% le emissioni di gas a effetto serra, mentre l’economia è cresciuta del 61%. Tuttavia, tale sforzo permetterebbe la riduzione delle emissioni del 60% nel 2050. Quindi sarà importante raggiungere entro il 2030 la riduzione del 50-55 per cento per poter essere un’area a zero emissioni nette nel 2050.  

La Commissione fa anche presente che se dovessero persistere livelli diversi di ambizione su scala mondiale mentre l’UE aumenta le sue ambizioni in campo climatico, la Commissione proporrà, per determinati settori, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, al fine di ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, garantendo, in questo modo, che il prezzo delle importazioni tenga conto più accuratamente del loro tenore di carbonio.

Trasformare l’economia dell’UE

Queste le aree di maggiore interesse del piano della Commissione: 

  • rendere più ambiziosi gli obiettivi per il clima per il 2030 e il 2050

 

    • Garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura: un’ulteriore decarbonizzazione del sistema energetico è fondamentale per conseguire gli obiettivi 2030 e 2050 in materia di clima. La produzione e l’uso dell’energia oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Efficienza energetica e fonti rinnovabili così come l’approvvigionamento energetico sicuro e a prezzi accessibili sono le priorità. È necessario affrontare il rischio della povertà energetica.
    • Mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare: Per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria. Occorrono 25 anni – una generazione – per trasformare un settore industriale e tutte le catene del valore. Tra il 1970 e il 2017 l’estrazione di materiali a livello mondiale è triplicata ed è in continua crescita. Circa la metà delle emissioni totali di gas a effetto serra e più del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico sono determinati dall’estrazione di risorse e dai processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti. Benché abbia iniziato la transizione, l’industria dell’UE contribuisce tuttavia ancora al 20% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Soltanto il 12 % dei materiali utilizzati proviene dal riciclaggio. Nuovi modelli imprenditoriali, basati sul noleggio e la condivisione di beni e servizi, potranno svolgere un ruolo nella misura in cui siano realmente sostenibili ed economicamente accessibili. Anche le informazioni, a condizione di essere affidabili, comparabili e verificabili, svolgono un ruolo importante per consentire agli acquirenti di prendere decisioni più sostenibili, riducendo il rischio di un marketing ambientale fuorviante (“green washing”). Una politica dei prodotti sostenibili ha inoltre il potenziale di ridurre in modo significativo i rifiuti. Laddove non si possa evitare la produzione di rifiuti, se ne deve recuperare il valore economico, azzerandone o minimizzandone l’impatto sull’ambiente e i cambiamenti climatici.
    • Costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse: La costruzione, l’utilizzo e la ristrutturazione degli edifici assorbono quantità significative di energia e risorse minerarie (come sabbia, ghiaia, cemento). Gli edifici sono inoltre responsabili del 40% del consumo energetico. Attualmente il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare negli Stati membri varia dallo 0,4 all’1,2 %, un ritmo che dovrà essere almeno raddoppiato se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di efficienza energetica e di clima. Al tempo stesso 50 milioni di consumatori hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente le loro abitazioni.
    • Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente: I trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE e il loro impatto è in continua crescita. Per conseguire la neutralità climatica è necessario ridurre le emissioni prodotte dai trasporti del 90% entro il 2050. Una priorità è quella di trasferire una parte sostanziale del 75% dei trasporti interni di merci che oggi avviene su strada alle ferrovie e alle vie navigabili interne. Entro il 2025 sarà necessario circa 1 milione di stazioni di ricarica e rifornimento pubbliche per i 13 milioni di veicoli a basse e a zero emissioni previsti sulle strade europee.
    • “Dal produttore al consumatore”: progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente. Il cibo europeo è noto per essere sicuro, nutriente e di alta qualità, e dovrebbe ora diventare anche il riferimento mondiale per la sostenibilità.

 

  • Preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità
  • Obiettivo “inquinamento zero” per un ambiente privo di sostanze tossiche

 

 

Giu 3, 2020
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Paolo Sospiro

Direttore EUAbout, Ricercatore e docente presso la Facoltà di ingegneria dell'Università di Firenze e docente presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche. Socio Fondatore e membro del direttivo di InnovAzione.
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